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Irrituale. Volendo descrivere in maniera "neutra" il modo in cui Melania Trump ha rivestito il ruolo di First Lady potremmo dire solo questo: irrituale. Regole non scritte ma comunque violate, assenze prolungate, decisioni discutibili e outfit che hanno fatto discutere: Melania si è sempre posta contro tutto ciò che "per buona pratica, buona educazione o opportunità si è sempre fatto". Ma ora, forse, il confine tra anticonformismo e aggressività è stato valicato: Melania ormai è sola contro tutti. Contro il marito Donald da cui sembra divorzierà subito dopo l'addio alla Casa Bianca ma anche con Joe e Jill Biden, i nuovi Presidente e FLOTUS degli Stati Uniti. Irrituale, infatti, è l'accoglienza che i Trump hanno deciso di riservare alla nuova coppia presidenziale: da un lato, Donald, ha deciso di non partecipare alla cerimonia di insediamento di Biden (cosa mai accaduta prima), dall'altro Melania ha negato a Jill Biden il consueto incontro tra First Ladies per discutere i dettagli della vita presidenziale.
E dire che, di esempi celebri e virtuosi, Melania ne ha avuti numerosi. È infatti scolpita nella memoria degli americani l'accoglienza riservata dai Bush agli Obama: mentre George W. aveva preparato faldoni su faldoni con spiegazioni dettagliate su cosa Barack avrebbe trovato al suo arrivo, Laura e Michelle avevano passato lungo tempo insieme a discutere cosa significava essere first lady (dalle norme di sicurezza a come crescere i figli nella Casa Bianca). Le stesse figlie di casa Bush si erano fatte "guida" per Malia e Sasha Obama, spiegando segreti e dando suggerimenti su come divertisti in quella casa così speciale.
La stessa Michelle Obama aveva accolto Melania nonostante la campagna elettorale sanguinaria che aveva visto Trump sfoderare numerosi attacchi razzisti (con voci prive di fondamento) contro Barack. Eppure, per vivere civile, anche in quel caso la transizione è stata pacifica e, a suo modo, agevolata.
Negli Stati Uniti devastati dalla pandemia e feriti dalle scene di Capitol Hill, questo ultimo strappo potrebbe essere considerato uno scandalo nello scandalo mettendo probabilmente il punto finale alla popolarità di uno dei Presidenti più controversi della storia degli Stati Uniti d'America. In attesa che prenda il via il secondo processo per impeachment...
La stagione degli Oscar 2021 sarà come nessun’altra: mentre i kolossal continuano a essere posticipati come risultato della pandemia, ragazze indie acclamate dalla critica e drammi meticolosamente realizzati via streaming stanno guidando la corsa al podio degli Oscar. Tra i concorrenti, recenti vincitori di ritorno con prestigiosi progetti (Frances McDormand, Regina King), nonché autori emergenti (Chloé Zhao, Lee Isaac Chung) che stanno lentamente cambiando il volto del cinema contemporaneo.
In discreto anticipo rispetto ai Premi Oscar del 25 aprile 2021, abbiamo scelto gli 11 film più clamorosi da non perdere.
1. NomadlandUn'avvincente cinematografia e una performance ingegnosamente impressionante della due volte vincitrice dell’Oscar Frances McDormand: non c’è dubbio che il commovente racconto di Chloé Zhao sul viaggio di una nomade negli Stati Uniti si meriti l’attenzione degli Oscar. In quanto primo film nella storia a vincere sia il Leone d’Oro della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia sia il Premio del Pubblico del Toronto Film Festival, è pronto a dominare.
2. MankSebbene uno dei registi maggiormente rispettati nell’industria, David Fincher non ha ancora vinto un Oscar. La sua ultima pellicola potrebbe cambiare le cose: un’epopea in bianco e nero sul leggendario sceneggiatore Herman J Mankiewicz. Nel cast troviamo un esuberante Gary Oldman nel ruolo di protagonista, un’Amanda Seyfried che ruba i riflettori nei panni di una giovane starlet, una Lily Collins che dopo la leggerezza di un Emily in Paris (di cui tutti aspettiamo la seconda stagione), recita come l'assistente perfettina e devota. Infine una parola sulla sceneggiatura tagliente scritta dal defunto padre del regista, Jack.
3. One Night in MiamiÈ il quartetto centrale del primo lungometraggio realizzato da Regina King che eleva questo dramma cadenzato a una scottante analisi dell’ingiustizia razziale; Kingsley Ben-Adir come Malcolm X, Eli Goree come Cassius Clay (che in seguito sarà chiamato Muhammad Ali), Leslie Odom Jr come Sam Cooke e Aldis Hodge come Jim Brown. In un’immaginaria serata del 1964, queste icone si trovano in una stanza di motel per un meeting tra menti e ciascun attore ha il suo momento di gloria.
4. Il processo ai Chicago 7Con un cast corale che comprende Eddie Redmayne, Sacha Baron Cohen, Yahya Abdul-Mateen II, Mark Rylance, Jeremy Strong e Frank Langella, potrebbe essere proprio la loquace storia da tribunale di Aaron Sorkin ad entrare nella categoria Attore Non Protagonista. Un travolgente resoconto di manifestanti contro la guerra del Vietnam accusati di incitamento alla rivolta, montata con astuzia e ricca di feroci monologhi.
5. MinariQuesto successo cinematografico del Sundance di Lee Isaac Chung racconta la storia di una famiglia coreano-americana che deve adattarsi alla nuova vita nelle zone rurali dell’Arkansas. Concepito con sensibilità e abilmente recitato da Steven Yeun, Yeri Han e Yuh-Jung Youn, è una profonda meditazione sul “sogno americano” divenuto l’incognita nella corsa per gli Oscar di quest’anno. La colonna sonora da sola è sufficiente a far venire la pelle d’oca.
Vanessa Kirby, nota soprattutto per aver interpretato la Principessa Margaret nelle prime due stagioni di The Crown, è formidabile nei panni di una donna il cui parto in casa finisce in tragedia. Pieces of a Woman di Kornél Mundruczó è uno straziante studio del dolore. Dopo un’agghiacciante sequenza di 25 minuti in cui perde la figlia, cerca di ricomporre il suo mondo. A sostenerla nei panni della sua inflessibile madre, la vincitrice di Oscar Ellen Burstyn.
7. AmmoniteElaborati costumi d’epoca, una sublime colonna sonora classica, un’ambientazione costiera battuta dal vento e ripresa in ampie inquadrature pittoriche: tutte le componenti della relazione proibita di Francis Lee sono degne di svenimento, ma nessuna lo è più della performance dei suoi due protagonisti. Kate Winslet e Saoirse Ronan sono a fasi alterne tristemente frenati e focosamente passionali, nei panni di una paleontologa e di un apprendista che si innamorano.
8. Ma Rainey’s Black BottomUn gruppo di musicisti si riunisce per una sessione di registrazione che stravolgerà le loro vite nel dirompente adattamento di George C. Wolfe dello struggente dramma di August Wilson. Viola Davis risplende nei panni di una pionieristica cantante blues a fianco di Chadwick Boseman al suo ultimo ruolo di giovane trombettista dai piedi agili. Quando calerà la notte degli Oscar, potrebbe diventare il terzo attore nella storia a vincere una statuetta postumo.
9. The FatherVoci per un Oscar ad Anthony Hopkins e Olivia Colman non hanno fatto che intensificarsi da quando la magistrale rappresentazione di un uomo anziano affetto da demenza per opera di Florian Zeller ha debuttato al Sundance l’anno scorso. I due interpretano un padre tormentato e sua figlia, il cui rapporto è messo a dura prova quando lui perde il contatto con la realtà. Meraviglioso e spiazzante, resterà con voi a lungo dopo i titoli di coda.
10. Da 5 BloodsTraboccante di legittima rabbia, l’allucinante film di guerra di Spike Lee segue quattro vecchi veterani del Vietnam che fanno ritorno nella giungla per recuperare i resti del loro caposquadra caduto, oltre a un tesoro nascosto. In mezzo a un mare di coinvolgenti performance, spicca Delroy Lindo con una svolta che definisce la sua carriera come soldato consumato che cerca redenzione ma precipita nella pazzia.
11. Notizie dal mondoNel selvaggio western di Paul Greengrass, Tom Hanks diventa protagonista nei panni di un vedovo errante che si imbatte in una bambina (Helena Zengel) nelle terre selvagge e si propone di riunirla con la sua famiglia. Il ritmo è lento e l’arco emozionale è familiare, ma è impossibile non rimanere conquistati dalla miriade di aspetti affascinanti del film: ampi panorami, una trepitosa colonna sonora e la perenne convinzione nella decenza umana.
I concorsi di moda sono uno degli strumenti con i quali i designer di talento possono dimostrare la loro creatività e iniziare la loro carriera nella moda.
Tra i concorsi di moda con un approccio sostenibile, Redress Design Award è uno dei più importanti. Il contest di base a Hong Kong ma aperto agli studenti e ai giovani stilisti di tutto il mondo apre le candidature per la sua undicesima edizione.
C'è tempo fino al 15 marzo per inviare la propria candidatura al concorso che può contare sulla sponsorizzazione principale di Create Hong Kong del governo della Regione amministrativa speciale di Hong Kong per continuare a promuovere gli sforzi collettivi per ridurre gli sprechi globali nel settore della moda. I premi di questa edizione includono $ 10.000 in finanziamenti per lo sviluppo e programmi di tutoring su misura con esperti di moda sostenibile di fama mondiale.
La nuova edizione del concorso prende vita con una proposta formativa destinata a tutti i giovani designer. Redress Design Award 2021, infatti, prende il via con una nuova edizione del suo Pathway Course, un curriculum formativo dedicato alla moda circolare e sostenibile. Si tratta di un corso altamente formativo e gratuito, a cui si accede tramite registrazione. Il corso digitale di 4 sessioni completa la piattaforma LEARN ad accesso libero di Redress, che offre contenuti regolarmente aggiornati sulle più recenti pratiche di progettazione sostenibile, in 5 lingue. L'aspetto formativo dedicato ai designer emergenti alle teorie e alle tecniche di design sostenibile è fondamentale per il programma Redress Design Award e la sua missione di guidare la crescita verso un sistema di moda circolare.
Christina Dean, founder del concorso, ha spiegato: “Dobbiamo urgentemente valorizzare l'istruzione se vogliamo trasformare l'industria della moda che, dopo Covid, si sta ricostruendo mettendo al centro la sostenibilità. Adesso è il momento di agire. L'industria chiede a professionisti esperti di entrare nel mercato con idee, tecniche e creatività in grado di guidare la moda attraverso la crisi e verso qualcosa di più significativo".
Per tutte le info su come partecipare e sul percorso formativo, qui il link al sito ufficiale.
Un film come Locked Down, interamente girato durante la pandemia, e basato proprio su quest'ultima, non poteva che avere una première virtuale. Ci ha pensato la protagonista, Anne Hathaway, a organizzarne una home made, con tanto di red carpet da sogno e look postati su Instagram.
Il primo long dress indossato dall'attrice, interamente plissettato, è firmato Azzaro ed è caratterizzato da ampie maniche a campana. La seconda creazione è un abito a colonna rose gold in rete metallica di Atelier Versace, con spacco, profondo scollo a V e torchon drappeggiato sulle spalle. La creazione è arricchita da cristalli ricamati.
L'ultimo abito proviene dagli archivi di Vivienne Westwood, e più precisamente dalla collezione Primavera Estate 2012 del brand. Declinato in un luminoso argento e caratterizzato da una silhouette a clessidra, che mette in evidenza le forme, è senza dubbio l'outfit più seducente dei tre, grazie anche allo spacco audace e allo scollo vertiginoso. Anne Hathaway lo ha abbinato a un paio di sandali silver.
Per la presentazione alla stampa, infine, Anne ha scelto due look Dior. Il primo è un mini abito animalier con gonna plissé. Il secondo è un raffinato abito midi rosso con gonna ampia. Entrambi della collezione Fall 2021 della maison.
La star aveva organizzato un red carpet virtuale anche per il lancio di Le Streghe lo scorso ottobre, sfoggiando un magico abito rosso di Ralph & Russo, tutto tulle e ruches.
Locked Down uscirà il prossimo 5 marzo su HBO.
C'è chi non ha mai smesso di indossarla perché abbraccia da tempo lo stile parisienne: sappiamo infatti che questo capo così semplice ha conosciuto fortuna grazie ad artisti e stilisti che l'hanno indossata nella quotidianità.
La prima a credere nel potenziale è stata proprio Coco Chanel che nel 1913 ha trasformato la maglia a righe in un simbolo chic (balneare), mentre la Nouvelle Vague degli anni ’60 l'ha portata sul grande schermo.
Come indossare la maglia a righe secondo la moda PE 2021Carica di naturale charme, la maglietta marinière (o breton) è tornata a sfilare proprio in occasione della primavera estate 2021. Louis Vuitton suggerisce di indossarla un po' con tutto, diventando un passepartout della nuova stagione: con un maxi poncho di lana cruda, con pantaloni ampi dotati di pinces o con un tailleur color biscotto.
Oscar de la Renta adatta il motivo sailor al look e propone un coordinato a righe orizzontali bianche e blu navy: il top offre un effetto a sorpresa grazie all'ampio fiocco che parte dal collo e scende lungo la schiena. Davvero chic!
Righe sottili o spesse, ma rigorosamente orizzontali, la maglia marinière è il capo indispensabile per uno stile rilassato ma carico di charme. Qui sotto la nostra selezione di fashion items:
Timida e riservata, eppure sempre sotto i riflettori. Fragile e sensibile, eppure più volte costretta a farsi forza dalle dure prove che la vita le ha sottoposto. Stiamo parlando di Jackie Kennedy Onassis, una donna unica e indimenticabile che stasera su Sky Arte (ore 21.15) verrà raccontata da I am Jackie O, il documentario che le registe Anna Wallner e Tanya Maryniak le hanno dedicato.
Universalmente ammirata, incredibilmente affascinante, Jacqueline è ancora oggi considerata una delle anime più complesse ed enigmatiche di sempre. Da leggendaria First Lady (era al fianco del suo John quando venne assassinato) a icona della moda, nel documentario – attraverso filmati d’archivio, interviste e lettere personali – scopriamo una donna stratificata, accattivante e discreta, che è riuscita ad incantare il mondo rimanendo (con uno sforzo enorme) al controllo della propria vita.
Il film, ripercorrendo tutte le tappe della sua vita, ci offre un'esplorazione definitiva del suo essere: dalla sua passione per la scrittura al rapporto con la famiglia (soprattutto col padre); dalle sue amicizie alla difficile ed amarissima consapevolezza dei tradimenti del marito. Oltre ai disagi ed alle sofferenze, vengono raccontati anche il suo amore per la moda, e la sua passione per l’arredamento (il suo passaggio alla Casa Bianca ha infatti contribuito al rinnovamento, anche culturale, del Palazzo).
Durante la visione, sarà impossibile non ripensare a Jackie, l’elegante e profondo biopic diretto nel 2016 da Pablo Larraín con protagonista, nei suoi panni, una strepitosa Natalie Portman (che avrebbe meritato l’Oscar). La pellicola, che ripercorre l’omicidio di suo marito (un momento terribile che le ha sconvolto la vita, e simbolico è l’istante in cui il suo tailleur rosa si tinge di rosso sangue) ci mostra una donna che a soli 34 anni si è trovata con gli occhi del mondo addosso. L’esile Jackie non si lascia sopraffare dal dolore e dal crollo della fede: combatte per proteggere i figli e per definire l’identità storica di John.
Jacqueline, una donna che si è scoperta improvvisamente regina senza corona. Tra le donne più fotografate del XX Secolo, è però sempre rimasta un’anima misteriosa, inafferrabile. Larraín la definì “la più sconosciuta donna famosa dell’era moderna”. Ora I am Jackie O vuole alzare il velo e mostrarcela, in modo intimo, inedito: definitivo.